Secondo Altos Labs, entro il 2040 sarà disponibile una cura contro l’invecchiamento
Invertire il processo d’invecchiamento è una sfida che sta attraendo enormi investimenti negli ultimi anni. E’ chiaro: con la vecchiaia si accumulano esperienze e ricordi, e secondo alcune ricerche gli anziani sono più felici dei giovani. Ma ciò non significa che l’uomo dovrà per sempre accettare il decadimento del corpo legato al trascorrere degli anni.
Un gruppo di ricercatori del Babraham Institute, istituto di ricerca basato a Cambridge, sta sviluppando un sistema di “riprogrammazione” delle cellule, che le spinge a rimuovere i tratti di cellule “invecchiate” e hanno iniziato a comportarsi come cellule “giovani”. La tecnica si basa sul processo in base al quale cellule di un adulto “sviluppato” sono in grado di generare quelle di un neonato. Lo stesso sistema dei Babrahm Institute sembrerebbe essere utile per prevenire anche Alzheimer e cataratta. Gli scienziati ritengono che si potrebbe arrivare a un ringiovanimento cellulare anche di 30 anni.
La scoperta è dovuta a un dottorando, Diljeet Gill, che nell’estate del 2019 ha presentato i risultati di un suo esperimento al suo direttore al Babraham Institutem Wolf Reik – il quale è “caduto dalla sedia per tre volte”.
Un paio di anni dopo, Reik ha lasciato l’istituto per guidarne un’altro, “Altos Lab”, creato dall’imprenditore israeliano Yuri Milner nell’ottobre del 2020 e forte di finanziamenti per tre miliardi di dollari (che sembrerebbero provenire in ampia misura dalle tasche del proprietario di Amazon, Jeff Bezos). Ovviamente, si è portato appresso Gill, e ha creato una squadra ad alto tassi di Nobel per portare avanti la ricerca: ben quattro. Si tratta di Jennifer Doudna (2020, chimica); Frances Arnold (2018, chimica); Shinya Yamanaka (2012, medicina) e David Baltimore (1975, medicina).
Lo scopo – per ora – non è quello di creare essere umani immortali, ma di ridurre il rischio di malattie legate all’invecchiamento. C’è solo un problema: questo tipo di “ingegneria delle cellule” porta con sé diversi rischi – primo fra tutti quello che si possano sviluppare cancri (come successo a molti topi impiegati per gli esperimenti). Il processo ri crescita e rigenerazione delle cellule è infatti estremamente complesso, e il passo di “ringiovanire” una cellula non significa che la cellula ringiovanita sia “stabile”.
Tra 20 anni potremo prevenire l’invecchiamento.
Juan Carlos Izpisua – Ricercatore di Altos Labs
Ma i tempi? In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Paìs, lo scienziato di Altos Labs Juan Carlos Izpisua ha dichiarato che “entro vent’anni saremo in grado di prevenire le malattie e l’invecchiamento”. Peraltro – sempre secondo Izpisua – lo scopo non sarebbe quello di sviluppare cure solo per multimiliardari, quanto “avanzare la conoscenza e aprire il campo il più possibile, così che col tempo tutti ne potranno beneficiare”.
Izpisua ha presentato i risultati dei suoi esperimenti sulla rivista scientifica “Nature Aging” nel marzo del 2022, in cui ha dimostrato che con la tecnica di Altos è stato possibile ringiovanire dei topi dell’equivalente umano di 35 anni (anche se i topi impiegati per l’esperimento erano stati prima “invecchiati artificialmente”).
E il passaggio agli esseri umani? Non è così facile. Lo stesso Izpisua nel 2021 è salito alla ribalta delle cronache per aver creato 132 embrioni di scimmia in un laboratorio cinese (l’esperimento era del 2019); e tre di essi hanno sviluppato 10.000 cellule, crescendo per 19 giorni fuori dall’ambiente uterino – fino a che l’esperimento non è stato interrotto.
Un mercato da 421 miliardi di dollari entro il 2030.
P&S Intelligence
Le ricerche nell’anti-aging sono in pieno boom. Secondo un report di P&S Intelligence, il mercato globale anti-aging muoverà un giro di affari di 421,4 miliardi di dollari entro il 2030, rispetto ail 191,5 miliardi di dollari attuali.